sabato 16 febbraio 2008

Memorie d'una ragazza per bene - Simone de Beauvoir (1958)


Prima parte dell'autobiografia in 4 libri di S. de Beauvoir, dalla nascita – avvenuta "il 9 gennaio 1908, alle quattro del mattino, in una stanza dai mobili laccati in bianco che dava sul boulevard Raspail" - all'università Sorbona, dove incontra quello che sarà il compagno della vita: Jean-Paul Sartre. Scorrevole e lucidissimo racconto dell'educazione bigotta e piena di proibizioni - suddivisa rigidamente fra "ciò che sta bene" e "ciò che non sta bene" - e dello scontro con l'ambiente borghese e conservatore dal quale Simone si distacca in maniera crescente, man mano che cresce in lei consapevolezza e voglia di superare i valori tradizionali.


Il personaggio più complesso e problematico è tuttavia quello di Zazà, l'amica che accompagna Simone fin dall'adolescenza e sino alla piena maturità. Dapprima fondamentale punto di riferimento per S., che impara grazie a lei a vedersi in rapporto agli altri, ad aprire gli occhi sulla limitatezza dell'educazione ricevuta, Zazà è una figura lacerante, nel suo continuo sdoppiarsi fra una naturale tensione verso la spigliatezza e la derisione delle morali e delle formalità e la sottomissione ad una madre draconiana.



ANNI: 1908-1930



LUOGHI PRINCIPALI: Parigi – Chateauvillain



PERSONAGGI PRINCIPALI: Simone, i suoi genitori e la sorella, Jacques, Zazà






FRASI:


- la scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza; è un'attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza


- naturalmente, non le riconoscevo che "l'uguaglianza nella differenza", il che è un modo di affermare la propria preminenza


- una piccola larva che viveva in fondo allo stagno era preoccupata: una dopo l'altra le sue compagne si perdevano nella notte del firmamento acquatico: sarebbe scomparsa così anche lei? D'un tratto si ritrovò dall'altra parte delle tenebre: aveva le ali, volava, accarezzata dal sole, tra fiori meravigliosi


Certi libri – Dickens, Senza famiglia di Hector Malot – descrivevano esistenze molto dure; trovavo terribile la sorte dei minatori, affondati tutto il giorno nelle buie gallerie, alla mercé di un'esplosione di grisou. Ma mi dissero che i tempi erano cambiati. Gli operai adesso lavoravano molto meno e guadagnavano molto di più e poi, dopo la costituzione dei sindacati, i veri oppressi erano i padroni


- Ubriacati dal loro sapere libresco, ostinati nel loro orgoglio astratto e nelle loro vane pretese all'universalismo, costoro sacrificavano le realtà concrete – paese, razza, casta, famiglia, patria – alle fanfaluche per le quali la Francia e la civiltà stavano agonizzando: i Diritti dell'uomo, il pacifismo, l'internazionalismo,il socialismo


- Appena aprivo bocca, mi scoprivo e di nuovo venivo chiusa in quel mondo in cui ogni cosa ha inequivocabilmente il suo nome, il suo posto, la sua funzione, in cui l'odio e l'amore, il male e il bene sono altrettanto netti quanto il nero e il bianco, dove tutto è classificato, catalogato, conosciuto in anticipo, compreso e irrimediabilmente giudicato, quel mondo fornito di taglienti tenaglie, bagnato d'una luce implacabile, che non è mai sfiorata dall'ombra di un dubbio.

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