sabato 14 febbraio 2009

Fame chimica (P. Vari - A. Bocola) 2003

Prodotto in cooperativa e sviluppato da un precedente documentario, "Fame chimica" è un piccolo, ben riuscito, lavoro italiano di riflessione sulle "periferie". Periferie d'Italia, periferie milanesi, periferie del mondo. Periferie non solo in senso fisico (quasi tutta la storia si svolge in Piazza Yuri Gagarin: "nome azzeccato, direi, con quello che ci metti ad arrivare in centro") ma anche psicologiche, di uomini frustrati, alla ricerca di capri espiatori per la loro vita di merda e giovani nullafacenti ed abbruttiti, tossici o bulletti.
Periferie culturali, fatte di razzismo, voglia di giustizia sommaria, botte.
Ma soprattutto, a sembrare periferico, qui più che altrove, è l'apparato statale. I tutori dell'ordine, capaci in realtà solo di intervenire per fare piazza pulita, rastrellare, portare qualcuno in Questura, rinchiudere. Oppure, ancora peggio, gli amministratori ed i politicanti, sempre pronti ad aizzare la folla per raccogliere consensi, cavalcare l'onda securitaria e razzista, dividere per controllare meglio. E poi non farsi più vedere.

Siamo a Milano, non Brasilia o Città del Messico. Eppure, nella periferia di una delle città più ricche del mondo, non c'è niente. Per i milanesi, per i meridionali, i meticci o gli immigrati. Nessuno ha niente da fare, se si esclude la comparsa di qualche caporale che offre un paio di giornate a scaricare, che di garantito hanno solo la schiena rotta, se va bene.
E così, poichè nessuno pare aver nemmeno voglia di fare qualcosa, i soldi per campare si fanno col metodo più veloce, da che mondo è mondo: lo spaccio di droga ("Stranieri o no, si è sempre trovato di tutto qui in piazza. Normale: finchè c'è chi compra ci sarà chi vende").
Li fa così uno dei due giovani protagonisti (Manuel, il capetto del quartiere), li fanno così alcuni stranieri, "affettuosamente" soprannominati "Casablanca" dagli sbirri.
Claudio, invece, figlio di un operaio invalido che deve mantenere, si fa il culo tutti i giorni nel magazzino di un supermercato, lavoratore appaltato ad una cooperativa di servizi, che in realtà di cooperativa non ha proprio un bel niente, ma si accontenta di svolgere il lavoro sporco per il padrone, che può tranquillamente godersi il panorama dall'alto del suo ufficio. Mentre sotto, dopo dieci ore di lavoro, si rischia la vita. Claudio questo non lo accetta. Così come è l'unico della sua banda a non accettare la deriva razzista dei residenti del quartiere che, sobillati dal gestore di un bar, chiedono a gran voce la creazione di un recinto per impedire agli stranieri di entrare nella piazza.


Manuel invece non si interessa a queste cose. Non riesce a pensare che esista un'altra vita, a parte quella del quartiere. Non è razzista come altri ma vede negli stranieri un pericolo per i suoi affari. Non esita a mettersi contro Claudio quando, nel mezzo di una rissa fra indigeni e stranieri, questi picchia un altro ragazzo del gruppo. Al contrario, non ha paura di rischiare grosso quando è Claudio che finisce in un'imboscata e si trova accerchiato da una banda di picchiatori dalle teste rasate.
E' lui, Manuel, il vero "eroe" da periferia. O meglio, come ci dice la VFC di Claudio (che a tratti appesantisce il film), il "prototipo dello zarro". Un eroe del tutto apolitico, privo di ogni scopo che non siano i soldi facili, lo scooter nuovo, lo sballo, le scopate nei cessi delle discoteche.
Ma con un senso incrollabile dell'amicizia e del territorio. In fondo, cos'altro gli rimane?

Non sarà dunque Manuel a voler cambiare il corso della storia: per lui il finale è già scritto, come probabilmente per molti altri componenti secondari della banda del quartiere.
Gli elementi perturbanti, che provano - volontariamente o inconsapevolmente - a cambiare le cose sono Claudio - che si ribella al razzismo contagiante ed al padrone -, alcuni fra gli immigrati del quartiere - che non accettano di essere tutti additati come delinquenti - e Maia (V. Solarino), bellissima ragazza spigliata e libertina che, come un fulmine, precipita sulla vita dei due protagonisti e in un certo modo la fulmina, accelerandone i rispettivi percorsi.

Colonna sonora per gran parte affidata a Luca "Zulu" Persico dei 99 Posse, sorta di sguardo critico sulle vicende del film, cui si perdona - grazie alla freschezza, alla credibilità, alla serie di spunti che comunque solleva - una certa ingenuità nei dialoghi.

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