
Balthazar è un piccolo asinello, regalato per la frivola felicità di un ricco ragazzino. Fin dalle prime scene - come quella del "battesimo" - ciò che emerge è la tendenza (solo dell'uomo, fra tutti gli animali) a fare dell'altro, quando è più debole - può essere un asino, ma anche un essere umano - un gioco, un passatempo, un capriccio, quando non un proprio schiavo. E ad aspettarsi - anzi, a pretendere - naturalmente che questi accetti di buon grado.
La galleria di personaggi umani (maschili) che Balthazar incontra nel corso della sua vita risponde a questa tristissima verità: nel corso della storia, l'uomo ha sempre dato vita a rapporti inegu

Bresson si pone (e ci pone) dalla parte dell'oppresso. E lo fa senza inquadrature epiche, frasi ad effetto, dialoghi appesantiti. Lo fa nel suo stile: in maniera compassata, rigorosa, apparentemente distaccata, sicuramente disillusa. Lo fa grazie agli occhi di un asino ed alla sua impossibilità di reagire, alla sua sofferente rassegnazione, che lo porta a subire ogni angheria senza poter fare altro che ragliare, correre, a

Ennesimo capolavoro (per quanto, come tutto, discutibile concettualmente) di Bresson, che ancora una volta fa parlare molto poco i personaggi e tanto, tantissimo le immagini ed i suoni. Cinema e filosofia.
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