giovedì 17 luglio 2008

Gomorra - M. Garrone (2008)

Best-seller mondiale, incredibile successo di pubblico e critica unanimi, il libro Gomorra – che è costato la libertà personale all'autore Saviano (1979), costretto a vivere sotto scorta – è stato tradotto per il cinema da Garrone con bravura estetica e registica, ma un pizzico di eccessiva "furbizia".
Il film scorre, persino troppo. Due ore e trenta che volano fra omicidi, spaccio all'aria aperta, musica napoletana, ragazzetti affascinati dai boss ed enormi difficoltà nel condurre una quotidiana vita che non sia scandita dai ritmi e dagli obblighi imposti dal "Sistema". Un sistema molto diverso da quello che siamo stati abituati a conoscere dalle inchieste sulle mafie: uomini d'onore, vita appartata, casa e chiesa, nascondigli e fughe improvvise.
I nuovi affiliati, i giovani, potrebbero essere ragazzi "normali": sono attenti alle mode, esaltati dalla "estetica" del criminale (quella dei film holliwoodiani, tanto per capirsi: armi in abbondanza, belle macchine, donne, palestra e centro estetico). Fanno una vita in tutto e per tutto "normale", in cui il datore di lavoro (che paga bene) è il Sistema, chi eroga pensioni e contributi a chi è in difficoltà è il Sistema. Le "agenzie di collocamento" sono il Sistema, i luoghi dove i ragazzini si formano le coscienze sono quelli del Sistema. Che è dappertutto, che fa affari con tutti: con lo Stato e con le altre bande. Che guadagna miliardi sulla pelle dei più a rischio: disoccupati cronici, tossicodipendenti, giovanissimi, immigrati irregolari. Infischiandosene ovviamente di tutto, a partire dalla salute dei propri concittadini, nei cui terreni sversa materiali tossici in abbondanza. Solo le guerre intestine possono turbare l'apparente serenità della vita regolata dal Sistema, che d'altronde le richiede (magari senza attirare troppa attenzione) per legittimarsi come strumento di oppressione del forte sul debole, costretto (più o meno con la forza) a farne parte, volente o nolente.
Garrone è bravo con la macchina da presa – per quanto ogni tanto un po' di mal di mare lo provochi – e ancor di più a contrastare proprio quella "mitizzazione" del malavitoso tipica di altri film sul tema. Tuttavia, a trovargli un difetto, questo film pecca un po' di autoreferenzialità, chiudendosi a riccio nelle storie che, fra tutte quelle del libro, sceglie di raccontare.
Saviano descrive la camorra come elemento strutturale di una società completamente votata al capitalismo più sfrenato e sregolato, ma al tempo stesso incapace, nonostante tutti questi soldi in circolo, di garantire prospettive oneste e dignitose ai propri giovani. Saviano parlava di merci, laboratori tessili, rifiuti tossici, appalti, anche in un'ottica "politica", cosa che invece Garrone sceglie di non fare (e che del resto anche con riferimento al libro probabilmente non è stata del tutto compresa).
La lotta al Sistema comporta anche una lotta ad un modello di sviluppo sbagliato, tutto incentrato sulle merci e sul denaro, che vede nelle persone (peraltro attirate da facili ed altrimenti impossibili guadagni, oltre che dalla smania del potere e dalla voglia di primeggiare) delle interscambiabili pedine prive della capacità e possibilità di criticare, contestare, ribellarsi.
Una macchina potente, un vestito griffato (anche se fabbricato in condizioni disumane), un rifiuto in più prodotto (e non si sa come "eliminato") e tutto passa, al Sistema chi ci pensa? Siamo tutti coinvolti.

1 commento:

citroglicerina ha detto...

è vero anch'io ho visto gomorra come un film sui giovani di ogni città italiani che rincorrono il soldo facile...e la camorra è un modo come n altro...

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