lunedì 19 gennaio 2009

Piccoli ladri - M. Meshkini (2004)

Afghanistan 2003, due anni esatti dopo l'attentato al WTC. I talebani sono stati - certo non definitivamente - scalzati, ora ci sono gli americani. Ma per la società civile afghana, abituata a continue guerre ed invasioni e periodici cambi di regime, pare davvero cambiare poco.
In mezzo ad un fiume di miseria e stenti, in una valle di lacrime e cattiverie che paiono non avere fine, si muovono sempre assieme due fratellini alla ricerca disperata di cibo, riparo dal freddo e dai soprusi e un pò di umana comprensione. Il padre, talebano, è stato imprigionato dagli americani. La madre pure, dagli afghani, "rea" di essersi risposata con un uomo poi morto, dopo 5 anni di assenza del marito combattente. Questi, dal carcere, non le perdona il "misfatto", condannando ottusamente lei a pressoché certa morte ed i figli a perpetuo randagismo.
Dapprima i due piccoli hanno l'indubbio vantaggio di poter dormire con la madre nella cella, ma poi - quando cambiano le regole del carcere - sono condannati a vagare in strada anche la notte, con la sola compagnia di un cagnolino, salvato da un linciaggio in apertura. Consigliati da un secondino, cercano in tutti i modi di commettere piccoli furti per essere riammessi nella cella della madre, finché - ispirati dalla visione di "Ladri di biciclette" - trovano quella che credono essere la soluzione giusta.


Secondo lavoro di Marziyeh Meshkini, seconda moglie di Mohsen Makhmalbaf, Piccoli ladri ("Cani randagi" nel titolo inglese) è un film sicuramente emozionante, con il pregio di mettere l'accento sul tema dei minori afghani. Oppressi da una società chiusa e devastata da decenni di guerre e fanatismi, resi orfani o figli di carcerati da lotte di potere o regole folli, contro cui sembra che nemmeno la forza sovversiva dei bambini, di questi bambini-adulti, possa qualcosa. E così, mentre i grandi di qualunque nazionalità e religione devastano interi Paesi per un potere ed un controllo sociale o geostrategico nascosto dietro alle rispettive religioni o ideologie, questi bambini devono cercare di sopravvivere a stento e preferiscono la prigione alla vita in libertà perchè la vita dentro è meglio che quella fuori.
Tuttavia, tematica interessante a parte, Piccoli ladri è un film piuttosto malriuscito: didascalico, con dialoghi forzati e con spiegazioni che sono anticipate dalle abbondanti parole, anzichè lasciate svelare dalle immagini o dalle allegorie (fatto questo leggermente curioso, per un film iraniano).

Pare evidente (troppo!) lo sforzo della regista-sceneggiatrice di circondare di tutte le tragedie di quel mondo i piccoli (meravigliosi) protagonisti, costruendo attorno a loro una serie di personaggi tutti ugualmente malvagi, approfittatori o disgraziati. E l'espediente della visione cinematografica del capolavoro di De Sica pare francamente un pò forzato.

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