
Dopo aver appreso della morte di un collega (Smamma, interpretato da un grande G. Cavina) in un incidente in Sicilia, come d'incanto si ritrova fuggiasco su una spiaggetta siciliana dal paesaggio mozzafiato. Lì incontra un mediocre regista di matrimoni che, emozionato dall'incontro, domanda al "maestro" come girare una scena in spiaggia del filmino di una giovane coppia di sposi.

Da questo momento, da quest'idea, parte la storia.
Convinto da un principe in disgrazia a dirigere (non a filmare) il matrimonio d'interesse della bella figlia con un ricco ed insulso rampollo, il "maestro" entrerà tanto nella parte da voler costruire, scena dopo scena, un finale diverso da quello che tutti si aspettano. Con buona pace dei parenti che pretendevano - come protettori - un capolavoro dal loro artista a pagamento.
Film complesso, questo di Bellocchio, dai tanti risvolti. C'è l'aspetto psicologico e probabilmente autobiografico, affrontato nelle chiacchierate notturne di Elica con il finto-morto Smamma, sorta di Mattia Pascal moderno, unico modo per essere premiati, in questo mondo "dove comandano i morti" (ma per Bellocchio - e non si può che esser d'accordo, per quanto sia una banalità - anche i "paraculati", quelli che strizzano l'occhio alla critica).

E poi, ed è probabilmente l'aspetto più complesso, c'è la riflessione sul cinema, sul ruolo del regista come creatore. Della finzione che a volte rischia di confondersi con la realtà e di soverchiarla. Soprattutto quando, come avviene in questo matrimonio (che non s'ha da fare..), tutto ciò che è reale appare così finto. E allora il ruolo del regista si fa invasivo e dalla semplice messa in scena passa all'intervento diretto sulla realtà dei fatti, in un continuo gioco a confondere i due piani, mischiarli, ingarbugliarli. Con un fine molto preciso, però: dimostrare che il cinema (come ogni arte del resto) può anche non essere disperata ricerca di un successo di critica o di pubblico

Il mondo a volte triste ed oppressivo a cui siamo abituati o la visione - a tratti folle, sovversiva - dell'artista dietro la macchina da presa ad immaginare finali diversi da quelli canonici. Dove sta la finzione?
E se Lucia avesse sposato l'Innominato?
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