sabato 29 novembre 2008

Cuore di Vetro - W. Herzog (1976)

Germania rurale, 1800. Hias è un guardiano di vacche dotato di chiaroveggenza. Dai pascoli in altura osserva il mondo da sopra alle nuvole e nel silenzio dei luoghi immagina foschi presagi da fine del mondo, si vede risucchiato vorticosamente sempre più in basso, sempre più in basso,....ma. Ma è proprio da lì che, riacquistata la pace interiore e liberatosi di tutto ciò che lo appesantisce (tutto è inutile), l'uomo può cominciare il suo nuovo volo, leggero, e ricostruire così una nuova società.
I 70 minuti che seguono il lirico ed intenso esordio di Cuore di vetro sono un esempio di rapida discesa all'inferno degli uomini.
In un piccolo borgo depresso è appena morto il mastro-vetraio, che si è portato nella tomba anche il segreto per fabbricare quel vetro color rubino che assicurava gioia e tranquillità al paese. Il figlio del proprietario della vetreria, nonchè signore del luogo – un vecchio da 12 anni immobile su una sedia, capace però di una sarcastica risata da brividi – decide che vuole a tutti i costi scoprire quel segreto.
In un climax di follia, sottolineato da una fotografia tendente al rosso fino quasi all'estremo, il giovane fa rubare alla moglie (muta) del mastro-vetraio il divano dove l'uomo era solito sedersi, nella convinzione che al suo interno fosse nascosta una formula inesistente; poi uccide la propria serva, certo che fosse un miscuglio con il sangue umano a donare quel magnifico colore al vetro; infine dà fuoco di notte alla vetreria.
Tutt'intorno a lui si dispiega la follia dei paesani che si uccidono, ballano con i morti, si divertono sguaiatamente, consci del loro triste presente. Hias "vede" tutto questo prima che accada, ma nessuno lo ascolta, anzi, proprio perchè aveva predetto tante sventure viene alla fine accusato di essere lui a portare sfortuna e miseria in quel luogo e viene imprigionato, assieme al giovane signore, ormai sprofondato nella sua pazzia.
Hias però ha bisogno di "tornare a vedere", perciò scappa e torna sulla montagna. Lì, dopo aver combattuto ed ucciso gli ultimi fantasmi del vecchio mondo, ricomincia a "vedere" ed immagina uomini sperduti su un'isola rocciosa che, stanchi della loro limitata solitudine e spinti dalla più bella ed istintiva caratteristica umana – "il dono del dubbio" -, decidono di rischiare e di andare a conoscere come è fatto il mondo. Partono su una barca alla ricerca di una nuova terra, accompagnati dai canti e dai gabbiani.
Gli attori di questo film hanno recitato sotto ipnosi.
"Nelle acque il ricordo di Atlantide. Io vedo una nuova terra che nasce"

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