lunedì 5 maggio 2008

Jeux Interdits - R. Clément (1951)

Quali sono i "giochi proibiti"? Rubare le croci da un cimitero, si potrebbe dire ad esempio. Fare l'amore segretamente col vicino di casa, quando le due famiglie si odiano. Oppure far cadere la croce dall'altare, nel tentativo di sottrarla, subito dopo essersi fatti confessare dal parroco.
René Clèment mette in scena un racconto dolce e amarissimo, mantenendo abilmente sullo sfondo – ma sempre presenti – quelli che sono i reali obiettivi della sua critica: la guerra, in quanto uccisione senza colpa e senza pentimento, l'ignoranza e la piccineria del mondo contadino (perduto fra litigi, invidie, superstizioni, cieca obbedienza religiosa), l'indifferenza degli uomini – animali stupidi, avidi e litigiosi – verso la vita e la morte e la loro sacralità.

Paulette è una deliziosa bambina di 5 anni che, perduti entrambi i genitori durante un bombardamento aereo tedesco (siamo nel 1940), vaga per la campagna tenendo sotto braccio il proprio cagnolino, anche lui morto. Incontra Michel, un ragazzino di poco più grande, figlio più giovane di una famiglia di contadini, poveri e devoti fedeli. Assumendo – anche visivamente – il punto di vista dei bambini, Clément si diverte a sbeffeggiare il mondo degli adulti, fatto di rigidità mentali, piccole ripicche, miserabili invidie che fanno perdere di vista i veri ed autentici valori, a vantaggio di altri (dis)valori.
I bambini, al contrario dei grandi, sembrano ancora avere il senso della dignità e del rispetto per la morte e decidono di creare un cimitero per gli animali, perché, dopo la morte, non si annoino e siano al riparo quando piove. Da lì cominciano gli strani furti di croci in paese e nasce una fraterna complicità fra i due piccoli protagonisti.
Michel si lascia però prendere la mano, fino ad arrivare (in contrasto con Paulette) ad uccidere gli animali per poterli seppellire nel cimitero, che col passare del tempo diventa per lui una vera e propria ossessione.
È un po' come se il bambino più grande – dunque già più vicino al mondo adulto – si sentisse ad un certo punto (e in nome solo del proprio interesse) in diritto di decidere della vita o della morte altrui, sopratutto di chi non ha alcun potere per difendersi.
Efficace il parallelismo fra ciò che fa Michel e l'attività di chi sgancia (o decide di far sganciare) bombe sulla popolazione inerme ("Non sono stato io a ucciderlo, è stata la bomba", dice infatti il piccolo, giustificandosi così per aver infilzato uno scarafaggio con una penna simulando un attacco aereo).
Divertenti e dissacranti alcune scene, come la rincorsa delle due famiglie verso il cimitero ed il litigio fra i vicini all'interno di una fossa.
Triste e senza speranze il finale. Bella colonna sonora.

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