giovedì 31 luglio 2008

Rassegna Kubrick (21 luglio - 1 agosto 2008)


Dal 21 luglio al 1 agosto 2008 il Comune di Bologna ha proposto sul maxischermo di Piazza Maggiore una rassegna integrale dedicata al regista statunitense scomparso nel 1999. Tutte le proiezioni erano gratuite.




Per questo, dunque, voto 10 al Comune di Bologna.



Di seguito, alcuni accenni limitati ai primi tre lavori di Kubrick.











Killer's kiss (1955)



Il bacio dell'assassino




Kubrick ha appena 27 anni quando realizza - nel senso di: scrive, fotografa, dirige (in pochi giorni), monta (in dieci mesi!) – questo suo piccolo (appena 67 minuti), ma ben riuscito lavoro.







A colpire - a più di cinquant'anni di distanza - non è tanto la trama, basata su un intreccio tutto sommato banale, equivoci, contrapposizione buoni-cattivi, lieto fine, quanto la forma, decisamente più all'avanguardia del contenuto.

Alcune scene, per come sono girate, "parlano" molto più dei dialoghi: il primo incontro fra il pugile (Davy) e la ragazza (Gloria), il breve tratto di strada percorso assieme e poi la separazione. Gloria incorniciata nello specchio mentre Davy parla al telefono dopo la sconfitta che ha forse chiuso la sua carriera. La corsa di Davy sul tetto alla vana ricerca di un rifugio e la successiva lotta fra i manichini, con esito drammatico. L'arrivo di Gloria alla stazione, a riempire quello spazio vuoto che aveva accompagnato il triste pugile durante tutto il flash-back.

Voto: 6.5/10








The Killing (1956)



Rapina a mano armata


Appena dell'anno successivo, The Killing ("Rapina a mano armata") appare già di un livello decisamente superiore. Una banda di normali "onesti" cittadini – ognuno con un diverso motivo per rubare – compie un audace e complicato furto all'ippodromo, impadronendosi di due milioni di dollari. Purtroppo, un componente della banda (il cassiere dell'ippodromo) si rivela fin da subito inadeguato e, a causa della sua inettitudine e della sua incapacità di tenere a freno la lingua con l'avida moglie, il colpo – comunque riuscito – si trasforma in una tragica mattanza al momento della spartizione del bottino.

Kubrick sceglie qui di raccontare la storia dal rispettivo punto di vista di ogni appartenente alla banda. Lo fa con lunghi piani sequenza ed un montaggio a ritmo molto meno serrato rispetto al precedente Killer's kiss. A volte, proprio per la scelta di raccontare l'avvicinarsi del colpo da tutti i punti di vista, rischia anche di essere un po' didascalico. Tuttavia, la trama è appassionante, i dialoghi assolutamente brillanti (meravigliose le stoccate di Sherry, l'avida moglie del cassiere, indirizzate al marito) e la critica a certi vizi delle società "ricche" comincia a farsi sentire.

Con The killing, Kubrick, a soli 28 anni, è uno dei registi americani più affermati.

Voto: 7.5/10







Paths of Glory (1957)
Orizzonti di gloria


Con "Paths of Glory", Kubrick (30 anni prima di Full Metal Jacket) si immerge nel melmoso mare del militarismo, ci mostra splendidamente la sua assurdità, ed ottusità e se ne ritrae salvando perlomeno gli uomini. I fatti sono realmente accaduti: durante la prima guerra mondiale, dopo due anni di estenuanti battaglie di trincea, dal comando francese arriva l'ordine di prendere il decisivo "formicaio", postazione strategica e saldamente in mano ai tedeschi. L'attacco fallisce miseramente ed i capi, per "alzare il morale delle truppe" (sic!), oltre che per riaffermare la propria autorità e dare una punizione esemplare, decidono di fucilare 3 soldati, scelti a caso fra i sopravvissuti all'attacco.
È molto più che un film di guerra: è un film sulla società (e sulla sua stratificazione sociale), che prende a pretesto e a modello (negativo) il mondo militare, perfetto allo scopo con la sua ripetizione stupida di formule, la negazione dell'intelligenza, la necessità di una cieca obbedienza ai superiori, l'osservanza di regole che negano l'individualità,...in poche parole: un sistema che crea un insieme di regole e comandi per conservarsi vivo ed immutabile nella sua gerarchia, facendo leva sulla paura e sull'oppressione per garantirsi il necessario rispetto. Ammantandosi al tempo stesso di un contorno di parole come giustizia, onore, sacralità, famiglia. Meravigliosa la sequenza del generale che passa in rassegna le truppe – accompagnato da una pomposa marcetta che ne sottolinea, ridicolizzandolo, l'andamento fiero ma pronto a chinare paurosamente il capo ad ogni scoppio di bomba – e si ferma davanti ad alcuni soldati (sfiancati, demoralizzati, distrutti), ripetendo banalità del tipo "Pronto ad ammazzare altri tedeschi? Tua moglie sarà orgogliosa di te".
Bello il contrasto fra i movimenti rigidi, le divise eleganti, le frasi formali, i pranzi e le feste mondane di chi sta al vertice della piramide e le immagini di chi sta "in basso", in trincea, che striscia, inciampa, si ubriaca, in definitiva muore in vari modi.

Voto: 9/10

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