domenica 23 agosto 2009

Vagon fumador - V. Chen (2001)

In un'Argentina in piena crisi economica, tetra, vuota di speranze e futuro, sono molti i ragazzi che si prostituiscono per le strade di Buenos Aires. Andrès è uno di loro e lavora agli sportelli bancomat 24h.
Reni invece è una ragazza sola e triste, che sta per essere esclusa dal gruppo dove canta perchè gli altri componenti capiscono che nella sua voce c'è qualcosa che non va.
I due si incontrano "per caso" (Andrès ruba il bancomat a Reni, che glielo lascia perchè tanto non ha più un soldo nel conto) e cominciano a frequentarsi. Due solitudini che si incontrano, si "innamorano" l'una dell'altra, per un pò sembrano anche riuscire ad affrontare meglio, assieme, le notti di Buenos Aires (che sono lunghe per chi vive e lavora in strada), ma poi, inevitabilmente, finiranno per seguire ciascuna il proprio cammino ineluttabile.

Se la trama non è niente di eccezionale, i dialoghi appaiono a tratti forzati (e un pò banali), gli approfondimenti psicologici e le evoluzioni dei personaggi non esistono, il pregio di questo Vagon Fumador sta forse proprio nella regia della Chen.
Girato quasi interamente di notte, con la mdp a mano, inquadrature spesso accelerate o rallentate - che si alternano con riprese fisse delle telecamere a circuito chiuso dei bancomat - le luci delle macchine e dei negozi a creare uno sfondo disturbante, la regista riesce a rendere perfettamente l'idea della schizofrenia di una società come quella dell'Argentina, arrivata ad un collasso economico dopo decenni di sfrenata corsa ad inseguire un liberismo che ha condotto il Paese alla bancarotta e milioni di persone alla disperazione. Una società senza senso, incomprensibile, allucinante, soprattutto per i giovani, comprensibilmente privi di prospettive, di speranze e, infine (e ciò che è peggio), anche di voglia di cambiare le sorti della propria vita. Giovani pigri, forzati della pigrizia mentale, come Andrès.
Tutto ha un prezzo, spiega all'amica. Un panino costa 5 pesos, una birra 3 pesos. Io costo 150 pesos. E' questo il mio valore.
Insomma, senza un prezzo non sei nessuno. In questo mondo senza senso, per farti valere, per contare qualcosa devi farti pagare. E se non hai niente da vendere, non ti resta che il tuo corpo. E' solo questo che pare capire Andrès, è l'unica cosa che ha imparato dalla vita in strada.

Anche Reni prova a battere. Per curiosità, disperazione, noia, accetta di lavorare una sera assieme ad Andrès. Non le piacerà. E deciderà di partire, di andare, verso un non-si-sa-dove, ma lontano, molto lontano. In un film così triste e greve, è questo l'unico sussulto di vita, l'unico sprazzo di speranza.

In concorso a Venezia nel 2001

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