
Reni invece è una ragazza sola e triste, che sta per essere esclusa dal gruppo dove canta perchè gli altri componenti capiscono che nella sua voce c'è qualcosa che non va.
I due si incontrano "per caso" (Andrès ruba il bancomat a Reni, che glielo lascia perchè tanto non ha più un soldo nel conto) e cominciano a frequentarsi. Due solitudini che si incontrano, si "innamorano" l'una dell'altra, per un pò sembrano anche riuscire ad affrontare meglio, assieme, le notti di Buenos Aires (che sono lunghe per chi vive e lavora in strada), ma poi, inevitabilmente, finiranno per seguire ciascuna il proprio cammino ineluttabile.
Se la trama non è niente di eccezionale, i dialoghi appaiono a tratti forzati (e un pò banali), gli approfondimenti psicologici e le evoluzioni dei personaggi non esistono, il pregio di questo Vagon Fumador sta forse proprio nella regia della Chen.
Girato quasi interamente di notte, con la mdp a mano, inquadrature spesso accelerate o rallentate - che si alternano con riprese fisse delle telecamere a circuito chiuso dei bancomat - le luci delle macchine e dei negozi a creare uno sfondo disturbante, la regista riesce a rendere perfettamente l'idea della schizofrenia di una società come quella dell'Argentina, arrivat

Tutto ha un prezzo, spiega all'amica. Un panino costa 5 pesos, una birra 3 pesos. Io costo 150 pesos. E' questo il mio valore.
Insomma, senza un prezzo non sei nessuno. In questo mondo senza senso, per farti valere, per contare qualcosa devi farti pagare. E se non hai niente da vendere, non ti resta che il tuo corpo. E' solo questo che pare capire Andrès, è l'unica cosa che ha imparato dalla vita in strada.

Anche Reni prova a battere. Per curiosità, disperazione, noia, accetta di lavorare una sera assieme ad Andrès. Non le piacerà. E deciderà di partire, di andare, verso un non-si-sa-dove, ma lontano, molto lontano. In un film così triste e greve, è questo l'unico sussulto di vita, l'unico sprazzo di speranza.
In concorso a Venezia nel 2001
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