mercoledì 18 novembre 2009

Los Abrazos Rotos - P. Almodovar (2009)

Un regista di nome Mateo Blanco, dopo un gravissimo incidente d'auto in cui perde l'amante e l'uso degli occhi, si ricicla in scrittore, assume un altro nome (Harry Caine) e pare tutto sommato passarsela non troppo male finchè nella sua vita non (ri)compare - anch'egli nascosto dietro ad uno pseudonimo - il figlio di un uomo d'affari appena deceduto.
Il ragazzo, che si fa chiamare Ray-X, propone a Harry di scrivere a quattro mani la sceneggiatura di un film autobiografico che poi lui dirigerà. Harry, pur cieco, riconosce subito chi ha di fronte e, sconvolto, rifiuta.
Da qui, attraverso una serie di lunghissimi flash-back, si scopre la tragica storia di Mateo, che ora vive circondato dall'affetto della sua agente Judit, che se ne prende amorevolmente cura, assieme al figlio Diego.
Molti anni prima Mateo, durante le riprese di un film, si era innamorato follemente di Lena, aspirante attrice, nonché amante del ricco produttore del film stesso, Ernesto Martel, il padre di Ray-X. L'amore tra i due si riempie subito di passione e per la donna la convivenza con Ernesto diventa insoportabile. Dal canto suo, il vecchio fa spiare con una videocamera la donna dal figlio (omosessuale, succube del padre) e, grazie al formidabile aiuto di una "lettrice di labbra", riesce a capire dalle riprese del giovane Ray-X quello che sta succedendo. Quando si rende conto che la bella Lena in realtà prova ribrezzo per lui e lo tradisce col regista, si fa pericoloso, fino a scaraventarla giù dalle scale di casa e romperle una gamba.
Portate a termine comunque le riprese del film, Lena e Mateo scappano a Lanzarote, dove il regista si nasconde dietro il falso nome di Harry Caine.
Intanto, incapace di accettare l'abbandono, Ernesto Martel, con la collaborazione retribuita di Judit (gelosa di Mateo) e del montatore, rovina il film, scegliendo le scene peggiori e decretando in questo modo il colossale fallimento della pellicola. Rintracciati i due amanti, poi, Ernesto invia il figlio a Lanzarote.
Nel frattempo, appreso del flop del film (ma ignaro dei motivi che ne sono alla base), Mateo decide di rientrare a Madrid. Lungo la strada, un gravissimo incidente uccide Lena e causa la cecità di Mateo. Anzi, di Harry, perchè da quando si risveglia in ospedale il regista "uccide" Mateo e si trasforma nel suo pseudonimo.
Dopo molti anni, la ricomparsa di Ray-X (deciso a riappropriarsi della propria vita dopo la morte del padre) porterà a galla tutte le verità. Sul film, la morte di Lena e tanto altro.

Intricato come una telenovela, pieno di (troppi) "colpi di scena" - più aspiranti tali che altro - Los Abrazos Rotos lascia l'impressione di un Almodovar decisamente giù di tono. E se la regia conserva ancora spunti tutto sommato interessanti (bellissime le riprese di Lanzarote, interessante la scelta di alcune inquadrature), ciò che lascia perplessi è la scrittura. Non tanto per una storia arzigogolata (normale per Almodovar), quanto per le soluzioni che sono svelate sempre nel modo più semplice (flash-back, confessione, spiegazioni non richieste...) e per un senso generale di pesantezza e déjà-vu che non appartiene al regista spagnolo, maestro nello sdrammatizzare e nel sorprendere. Nel commuovere, sì, ma non per compassione, casomai per empatia, strappando sorrisi. Qui invece, i dialoghi brillanti possono forse essere ridotti a due: Mateo ed il figlio di Judit che abbozzano un'esilarante storia di vampiri e la scena finale, che è in realtà un pezzo del film che Mateo aveva diretto e che era stato originariamente stravolto e rovinato. Per il resto Los abrazos rotos stanca, appare forzato, a tratti annoia.

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