venerdì 17 ottobre 2008

Entre les murs (L. Cantet) 2008

Tratto dall'omonimo libro di François Bégaudeau – che interpreta anche il protagonista del film - "Entre les murs" è il racconto di un anno scolastico "all'interno delle mura" di una scuola francese di periferia, vissuto assieme al professor Bégaudeau, giovane e dai modi accattivanti, capace di alternare la fermezza alla più ampia comprensione.
Qua, fortunatamente, il film evita il primo grosso rischio: quello di trasformare l'insegnante in eroe. François non lo è. Insegna in una scuola di periferia, in mezzo ad alunni difficili, che hanno alle spalle situazioni familiari pesanti e sono in buona parte figli francesi di genitori nati in diverse parti del mondo. François è un uomo, un uomo normale, che ha reazioni umane, sbaglia, tituba, è messo in crisi dalla complessità del "mondo" che si trova di fronte ogni mattina.
Può essere il francese – definito scherzosamente ma non troppo da alcuni alunni come una "lingua morta" - a salvare questi ragazzi? François ne pare convinto, anche se deve continuamente alternare il suo ruolo di insegnante ad uno diverso e, se possibile, ancora più complesso: quello di "antenna", in grado di captare non solo i malesseri tipici dell'età adolescenziale, di tutti gli adolescenti, ma anche quelli - più recenti, di "ultima generazione", che hanno portato alle rivolte nelle banlieues - di giovani che comprendono subito di far parte di una classe sociale svantaggiata, che non avrà mai alcuna speranza di competere con i coetanei più fortunati.
Già, perchè anche se il film si chiama – e si realizza interamente – "dentro le mura" (della scuola), tutto ciò che ne resta fuori entra prepotentemente nella vita di questi ragazzi ed al giovane professore risulta sempre più difficile non tenerne conto, far finta che esistano solo i voti sul registro e le note di demerito, benchè un suo collega lo inviti a "non mischiare i ruoli" di insegnante e genitore.
Ma come fare quando il ragazzo più educato e maturo della classe, figlio di cinesi, si vede arrestata la madre perchè senza permesso di soggiorno, mentre il padre deve nascondersi per lo stesso motivo ed il ragazzino stesso forse potrà correre dei rischi una volta maggiorenne? Come fare quando si viene a sapere che il ragazzo più indisciplinato della classe, a casa aiuta la madre, lava i piatti e pulisce ed è continuamente minacciato dal padre?
François cerca di resistere all'urto di questa realtà difficile, di pararne i colpi ricorrendo all'ironia, divertendosi alle battute più sfacciate dei suoi allievi e cercando sempre di insegnare loro, attraverso il francese, i valori del dialogo, del rispetto, della democrazia.
Ma non è facile quando, oltre a situazioni familiari complicate, si aggiunge anche una fragilità sociale spaventosa che spinge i giovani di oggi a trovare nei cantanti rap e negli eroi di colore del calcio francese ben più che dei miti, ma veri e propri modelli cui ispirarsi, veri pilastri cui appoggiare la propria debolezza e le proprie frustrazioni e trasformarle in rivalsa. Di fronte a queste icone in carne ed ossa, il francese (ma anche la matematica, le scienza artistiche e tecniche,...) è ben poco. A che potrà servire quando il linguaggio universale del rap e quello manesco e volgare del machismo bastano per essere ritenuti "boss" della classe?
Lo scontro è evidentemente impari: da un lato gli insegnamenti che i professori validi cercano di passare agli allievi; dall'altro, i modelli che, "fuori dalle mura", raccolgono e commercializzano il disagio sociale, facendone strumento di marketing, esaltando le figure dei duri, degli irrispettosi, dei prevaricatori, per trasformale in mode. È troppo per un professore? Probabilmente sì, ed infatti anche l'ottimo prof. Bégaudeau finisce per essere schiacciato dall'ingranaggio e per dover rientrare negli schemi di giudizio di una scuola che ormai pare decisamente superata dai tempi e dalle mutazioni: note, voti, espulsioni sono minacce difficili da comprendere per chi non riconosce alcun valore all'alternativa, per chi si sente etichettato, fin da adolescente, come un teppista, uno senza speranze ("gentil, pas gentil", dice un professore che già conosce i ragazzi, scorrendo l'elenco della classe assieme ad un insegnante appena arrivato).

Davvero, ci si dovrebbe chiedere, cosa si offre a questi ragazzi – maleducati ed irriverenti, è vero, ma anche terribilmente spontanei e capaci all'occorrenza di un incredibile spirito di solidarietà – per convincerli della bontà della scelta di studiare e rispettare le regole della "civile" convivenza fra adulti? Perchè dovrebbero farlo?
Vincitore a Cannes 2008 della Palma d'oro.

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