lunedì 31 agosto 2009

The millionaire - D. Boyle (2008)

Sconcerta, sinceramente, pensare al successo ottenuto da questo mediocrissimo The Millioniare di Danny Boyle agli ultimi Oscar. E se il premio per il miglior film stupisce, le altre 7 statuette (a cominciare da quella per la sceneggiatura non originale) addirittura infastidiscono.

La trama è raccontata quasi interamente facendo ricorso a numerosi flash-back. Infatti il protagonista, Jamal, è messo sotto torchio dalla violenta polizia indiana, con l'accusa (sollevata dallo stesso conduttore invidioso) di aver barato a "Chi vuol essere milionario?". Per giustificare la correttezza di tutte le risposte date (gliene manca solo una per vincere il montepremi finale e la trasmisisone - interrotta per mancanza di tempo - ripartirà da lì il giorno successivo), il giovane Jamal ripercorre tutti i passaggi della propria vita che in qualche modo hanno contribuito a portarlo a conoscenza, casualmente, delle risposte a quei quesiti.
Apprendiamo così che lui e Salim sono due fratelli che vivono in una lurida baraccopoli di Mumbay. Crescono con i miti di Bollywood nel cuore e con una voglia di riscatto che li porterà a scelte differenti. Il mite Jamal seguirà la strada dell'onestà e si darà da fare con lavori umili, mentre lo spietato Salim diventerà, angheria dopo angheria, il cagnolino da guardia di un boss della baraccopoli, proprietario di tutti i terreni e le costruzioni sorte come funghi grazie al boom economico indiano del fine secolo XX. Boom economico che, come altrove, ha finito spesso per lasciarsi dietro ancor più disperazione ed ancor più miseria. Oltre ad un divario sociale che fa dell'India contemporanea al tempo stesso una delle potenze emergenti ed una potenziale polveriera.


Latika è una bambina della baraccopoli, che cresce assieme ai due fratelli e finisce per innamorarsi, ricambiata, di Jamal. Fra di loro però si mette lo spietato fratello, che prima abusa di lei e poi - diventata ormai una splendida ragazza - la "protegge" (anche da Jamal), in quanto oggetto personale del suo capo.
Dopo anni di lontananza, le strade dei tre si rincontrano, grazie alla testardaggine ed all'amore di Jamal che cerca in tutti i modi di liberare Latika dalla casa in cui il boss ed i suoi scagnozzi - tra cui Salim - la tengono pressochè come una schiava.
Nel frattempo, i due piani temporali si sovrappongono e così troviamo Jamal seduto regolarmente sulla sedia per rispondere alla domanda finale e, grazie al sacrificio eroico del fratello "pentito", Latika pronta a rispondere al telefono per aiutarlo ad indovinare quella, milionaria, ultima risposta. Non ne sarà in grado. Ma Jamal, ormai vero eroe, più forte di tutto e di tutti, l'invincibile Jamal, azzeccherà - sparando a caso - anche questa. Per la gioia della folla delle baraccopoli in delirio e, soprattutto, l'amore eterno della sua bella.
Non si salva granchè di questa storia. E, complice la messa in scena ammiccante ed il montaggio furbo, è difficile resistere fino alla fine. La "morale" probabilmente vorrebbe essere: anche un pezzente, in un Paese lacerato, con la buona volontà, l'onestà, l'amore e una buona dose di "culo" (potremmo dire provvidenza, per chi crede: "era scritto" è la chiosa del film) può diventare un miliardario. Ce n'è di che essere accusati perlomeno di razzismo (emblematica la scena in cui i due turisti americani mostrano "un pezzo di vera america" al piccolo Jamal).

Nel corso del film vengono sfiorati tanti e così importanti temi da far rabbrividire, per via della faciloneria con cui sono liquidati. Così, per ragioni di ritmo (che è incalzante nella maggior parte del film), gli scontri religiosi sono liquidati con un "arrivano i musulmani" (che spaccano la faccia ed uccidono la madre di Jamal). La miseria ed il boom economico, l'effetto di programmi che promettono milioni e gloria, la violenza maschile sulle donne, etc...sono tanti altri temi buttati nel piatto solo per essere funzionali alla storia principale, che è quella dell'eroe senza macchia e senza paura che, alla fine, "ce la fa": un vero melodrammone per le lacrime di chi vuole.
Per non parlare delle incongruenze e delle scelte ingiustificate: il fratello di Jamal che, da spietato aguzzino diventa improvvisamente martire per la felicità della coppia; l'inverosimiglianza del quiz (pur nella sua ricostruzione scenica fedelissima) e soprattutto l'assurdità delle giustificazioni che stanno alla base delle risposte esatte. Certo, un film è sempre un'opera di fantasia, ma le scelte, anche se del tutto inverosimili, devono essere giustificate, si deve capire il perchè di un'inquadratura, di un dialogo, di una scelta di sceneggiatura, di un cambio psicologico così forte, etc...
Invece, nel pluripremiato The Millionaire, l'unica cosa che conta è il risultato finale, la vittoria dei buoni sui cattivi e tutto e tutti devono sacrificarsi a quello, a costo di perdere ogni ragion d'essere, ogni logicità. Ed abbandonarsi - ed abbandonare lo spettatore ormai stanco - alla più completa, piatta, spenta, mancanza di riflessione. Vinca Jamal, si amino gli innamorati, trionfi la bontà, in qualunque modo purchè finisca presto...

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