domenica 23 dicembre 2007

M. Antonioni - Il grido (1957)




La pianura padana nel ferrarese, con la sua nebbia fitta, le atmosfere uggiose ed ovattate, i suoi terreni coltivati e gli argini imponenti del Po sono i luoghi dove si svolge questo cupo dramma di Antonioni. Il protagonista è Aldo, un operaio meccanico di uno zuccherificio, abbandonato per un altro dalla donna da cui ha avuto anche una bambina. Disperato, lascia tutto e vaga – dapprima assieme alla figlia poi da solo – per i paesi circostanti, dove svolge i più disparati lavori per sopravvivere e si abbandona, senza mai esserne convinto, a storie con altre donne, prima di fare ritorno al paese e suicidarsi, sconvolto, dopo aver scoperto che, nel frattempo, la sua donna aveva avuto un figlio da un altro uomo.


È un racconto triste, in cui tutti i protagonisti soffrono di un malessere profondo, che deriva da un abbandono passato e mai dimenticato, dalla propria condizione di miseria e solitudine, oppure dalla monotonia e difficoltà della propria esistenza. I tentativi di fuggire, riscattarsi e voltare pagina, che si intravedono qua e là – sotto le vesti di una nuova storia d'amore, oppure di un progetto di emigrazione – si infrangono ancora prima di nascere, fragili o semplicemente irrealizzabili, aumentando in questo modo il senso generale di inquietudine. Nel finale una bella scena ricorda come, in uno scenario così povero e senza speranze, alberghi però la forza e la volontà di lottare assieme per uno scopo comune, primo vero antidoto alla solitudine ed al senso di impotenza.

Laddove "c'è la solidarietà", pare dire Antonioni, c'è anche la voglia (concreta) di affrontare il futuro. Ma per Aldo, ormai, non c'era più niente da fare. Lui un futuro che avesse senso non lo vedeva più da un pezzo .


1 commento:

ale ha detto...

uno italiano ci voleva però finora vengono spontanei nord e latino americani......ti suggerisco Solaris (Солярис) del 1972 regia di Andrej Tarkovskij.