giovedì 3 gennaio 2008

Caramel - N. Labaki (2007)

Piccola finestra affacciata sul non semplice mondo femminile. Le protagoniste di questo film (quasi mono-genere) sono quattro donne che lavorano in un centro di bellezza di Beirut, le anziane vicine del negozio di sartoria e le travagliate storie personali di tutte. È Beirut, Libano, ma – almeno all'inizio – potrebbe essere Milano, New York, Parigi per la non eccessiva originalità delle situazioni proposte dalla sceneggiatura che pare, nei suoi primi spunti, essere tratta da qualche banale telefilm sul genere femminile. Si va dall'amore frustrato per un uomo sposato (che fa fare pazzie e chiudere gli occhi davanti a chi invece è veramente innamorato) alla rinuncia ad una tardiva – e probabilmente ultima – avventura amorosa in nome di un tenero amore per la sorella (a sua volta "pazza d'amore"), fino al rifiuto dell'invecchiamento fisico e dei suoi inevitabili ed indelebili – nonostante tutti i trucchi inventati dall'uomo - segni sul corpo. Il film, pur con tutti questi limiti, è gradevole e a tratti commovente. A convincere sono soprattutto il pudore e la delicatezza con cui sono rappresentate situazioni complicate che, invece, avrebbero potuto dare luogo (e in certi film, soprattutto italiani degli ultimi anni, certamente l'avrebbero fatto!) a sceneggiate isteriche, con urla, minacce, attori sopra le righe.
In Caramel, invece, non succede niente di tutto questo. Anzi, le disgrazie personali (comprese quelle derivanti da certi retaggi socio-culturali con cui le protagoniste continuamente si scontrano – come la imprescindibile verginità della sposa o il rifiuto dell'omosessualità, soprattutto se femminile) sono affrontati col sorriso sulle labbra, sempre sdrammatizzante, in un clima di generale comprensione e tenerezza nei confronti delle debolezze, ma anche semplicemente dell'irriducibile e naturalissima diversità dei singoli. Brevissimo, ma emblematico a questo proposito, il dialogo fra la madre e la figlia promessa sposa, con la prima che cerca di spiegare alla seconda l'importanza di questa sua "prima notte" e la seconda che, ben lungi dal negare alla madre la possibilità ed il diritto di recitare questo ruolo, tiene per sé scomode verità. Bellissimo ed evocativo l'ultimo "taglio di capelli". Con la pazienza e la caparbietà dei forti (certo non con violente "esportazioni" di ideologie, princìpi e stili di vita o di governo) gli ostacoli ad una vita serena, pacifica e rispettosa degli altri, anche in un paese diviso e martoriato come il Libano attuale, possono essere superati, pur fra mille difficoltà.

1 commento:

Un indovino mi disse ha detto...

Una curiosità: l'attrice che interpreta la donna innamorata dell'uomo sposato è anche la regista...BELLISSIMA e brava!