
Delbono riprende dunque scene di vita vera, che accadono davanti ai suoi occhi o nel "magico" schermo televisivo, dove il tossico da tubo catodico può trovare davvero di tutto, dai consigli su come far dimagrire i propri bambini obesi, alle storie strappalacrime dei cani e dei loro padr

E' da lì, da quello strumento di omologazione, controllo sociale e rimbambimento collettivo che la stragrande maggioranza della popolazione italiana trae le sue "informazioni" ed orienta (eterodiretta) i propri comportamenti. Mentre fuori, la realtà "vera" ci parla di ben altro: dai funerali per il ragazzo di colore di nome Abdul ucciso per aver rubato una scatola di biscotti, disertati da autorità e forze (anche) di sinistra, a campi dove i rom vengono tenuti a marcire e fare una vita da c

Se l'idea e le intenzioni erano ottime, il risutato tuttavia non lo è altrettanto. Certi momenti sono davvero di una pesantezza mortale, da "sperimentalismo", che non c'entra poi granchè con quello che avrebbe potuto essere un originale film di denuncia. E poi pare un pò troppo semplicistico accostare sic et simpliciter l'estrema superficialità (la non voglia di ragionare) contemporanea e le tragedie umane che la circondano. Ciò che emerge è un sistema, una società del tutto priva di speranze, in cui fra questi due mondi è impossibile comunicare, se non in maniera violenta, di pancia. E dove i "beati" sono i sordi e folli, che hanno passato 40 anni in un manicomio, come Bobo, che può non sentire e conservare, così, una purezza che nel mondo non esiste più.
Una risposta un pò troppo semplice. Da telefonino.
Presentato a Locarno
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