sabato 5 settembre 2009

La paura - P. Delbono (2009)

Girato interamente con un telefono cellulare, questo film di Delbono si fa ammirare più che altro - oltre che per la "novità" - per il tentativo di donare serietà ad un mezzo generalmente considerato frivolo ed utilizzato per catturare immagini superficiali, buone giusto per farsi due risate con gli amici quando si riguardano.
Delbono riprende dunque scene di vita vera, che accadono davanti ai suoi occhi o nel "magico" schermo televisivo, dove il tossico da tubo catodico può trovare davvero di tutto, dai consigli su come far dimagrire i propri bambini obesi, alle storie strappalacrime dei cani e dei loro padroni, al più semplice, sguaiato e becero divertimento.
E' da lì, da quello strumento di omologazione, controllo sociale e rimbambimento collettivo che la stragrande maggioranza della popolazione italiana trae le sue "informazioni" ed orienta (eterodiretta) i propri comportamenti. Mentre fuori, la realtà "vera" ci parla di ben altro: dai funerali per il ragazzo di colore di nome Abdul ucciso per aver rubato una scatola di biscotti, disertati da autorità e forze (anche) di sinistra, a campi dove i rom vengono tenuti a marcire e fare una vita da cani. Il telefonino di Delbono si sofferma su queste storie, con il chiaro intento di provocare, di stimolare una reazione, che già sappiamo che non ci sarà. Tutti troppo abituati a rinchiudersi in casa, ad alimentare la propria paura ed il proprio spegnimento del cervello con il prossimo, idiota, varietà. E a chi vuole sapere, a chi si indigna, non rimane altro che una profonda frustrazione, un senso di impotenza, di incapacità di comunicare con gli altri, se non urlando invettive, per sfogarsi.

Se l'idea e le intenzioni erano ottime, il risutato tuttavia non lo è altrettanto. Certi momenti sono davvero di una pesantezza mortale, da "sperimentalismo", che non c'entra poi granchè con quello che avrebbe potuto essere un originale film di denuncia. E poi pare un pò troppo semplicistico accostare sic et simpliciter l'estrema superficialità (la non voglia di ragionare) contemporanea e le tragedie umane che la circondano. Ciò che emerge è un sistema, una società del tutto priva di speranze, in cui fra questi due mondi è impossibile comunicare, se non in maniera violenta, di pancia. E dove i "beati" sono i sordi e folli, che hanno passato 40 anni in un manicomio, come Bobo, che può non sentire e conservare, così, una purezza che nel mondo non esiste più.
Una risposta un pò troppo semplice. Da telefonino.

Presentato a Locarno

Nessun commento: