lunedì 8 dicembre 2008

Le deuxième souffle - J.P. Melville (1966)

Tratto da un romanzo di José Giovanni – ex galeotto corso, che a sua volta passerà dietro la macchina da presa dopo questo film – Le deuxième souffle (nella traduzione italiana: "Tutte le ore feriscono...l'ultima uccide") è un classico del genere gangster movie/noir, stilisticamente perfetto, in cui non manca proprio niente. Il criminale spietato ma tutto d'un pezzo, pronto a morire pur di difendere la sua onorabilità; il poliziotto abile, dalla lingua sciolta e quasi divertito nel giocare a "guardia e ladri"; c'è l'evasione, il nascondiglio, un furgone da assaltare. E poi naturalmente le pistole, tante pistole, le sigarette, i cappelli a tese larghe, il cognac. E lei, la donna, che è sempre la donna del capo, chiunque egli sia.



Gustave Menda, detto "Gu", impersonato da Lino Ventura, è un criminale di "alta categoria", che torna a Parigi dopo un'avventurosa fuga dalla prigione che costa la vita ad uno dei suoi complici. Lì si ritrova con la sua donna, Manouche, e progetta di partire assieme a lei per l'Italia. Prima di partire, però, gli viene offerto di prendere parte ad un colpo da 200 milioni: si tratta di assaltare un furgone che trasporta platino, uccidere la scorta in moto, impossessarsi del bottino. Gu, che ha un disperato bisogno di soldi, accetta.
Il colpo, che ha luogo su una spettacolare strada di montagna, è ben architettato, grazie anche all'aiuto di un informatore, e riesce alla perfezione.
A Gu non resta che aspettare che le acque si siano calmate per incassare e partire.
È a questo punto che si dimostra nella pratica l'intelligenza e la furbizia del commissario Blot (Paul Meurisse) che, rintracciato fortunosamente Gu nel suo nascondiglio, riesce ad estorcergli la confessione con un inganno. Nella dichiarazione emerge anche il nome dell'ideatore del colpo (Paul Ricci), che viene arrestato. Fatto passare per un traditore dal fetente commissario Fardiano – che invece non riuscirà ad ottenere i nomi degli altri complici nemmeno dopo averlo fatto torturare quasi a morte – Gu riesce ad evadere dall'ospedale giudiziario dove era rinchiuso e ad ottenere la sua vendetta, sia su Fardiano ed i suoi metodi, sia sul fratello di Paul, Jo, vero burattinaio senza scrupoli dell'intera vicenda e dunque meritevole di morire.
Memorabili le sequenze finali della resa dei conti e dell'arrivo (come sempre tardivo) della polizia. Nel farsi morire il delinquente Gu fra le braccia, l'onesto commissario Blot lascia trasparire un senso di amarezza e dispiacere.



La povera Manouche è l'unico personaggio femminile in un mondo perturbato da cattiverie maschili e dunque forse sarebbe l'unico punto di vista differente, purtroppo mai approfondito, del film: alla fine si ritroverà sola, come del resto era scritto nel suo destino sfortunato e a quanto pare inevitabile di "compagna del capo".
Cadenzato dall'alternanza di lunghi silenzi ed improvvisi "scoppi" - di parole, di armi – rigidamente formale nella regia e basato sul principio che "buoni" e "cattivi" sono più che mai trasversali alle categorie di "guardia" e "ladro", Le deuxième souffle è anche il rimpianto di un criminale (J. Giovanni) per un mondo che conosceva bene e che vedeva sempre più deteriorarsi. Non a caso, il "vecchio" Gu è rispettato e tenuto in considerazione elevata da tutti, commissario Blot compreso, tranne che dal giovane membro della banda con cui assalta il furgone, simbolo quasi di uno scontro generazionale e di mentalità.
La retorica è quella tipicamente maschilista e conservatrice dell'onorabilità del gangster (o del poliziotto, del padre di famiglia, etc..) di una volta, che manteneva la parola data e non tradiva gli amici, la stessa dell'uomo forte "che non deve chiedere mai".
Remake nel 2007 (Alain Corneau, con D. Auteuil e M.Bellucci)

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