sabato 4 ottobre 2008

Pickpocket - R.Bresson (1959)

È giusto che esistano persone al di sopra della legge non per il loro potere ed il loro peso politico o economico – questo avviene nella realtà e pare che non sia lecito chiedersi se sia giusto o meno – ma per le loro "capacità"? E che dire se queste "capacità" sono di ostacolo alla civile convivenza così come l'abbiamo sempre immaginata?

Michel, giovane francese di modeste condizioni, influenzato dalle numerose letture sovversive, diventa borseggiatore di professione, dapprima quasi per caso, spinto dalla necessità, e con scarsi risultati, poi, via via, con sempre maggiore convinzione e destrezza. Dopo alcuni furtarelli di poco conto e dopo aver rischiato più volte di essere arrestato, egli incontra un borseggiatore professionista che gli fa da maestro. I due, in compagnia di un terzo complice, finiranno per compiere "imprese" sempre più audaci, ma tutti finiranno presi dalla polizia.


Dunque, questo è il giudizio finale di Bresson? I ladri sono cattivi – benché filosofi e colti, come Michel – e dunque stanno in galera mentre gli onesti sono quelli che stanno fuori? Neanche per sogno. La storia di amore ed affetto che si intreccia con il progredire della carriera criminale di Michel, infatti, pare ribaltare, o perlomeno sospendere, il giudizio. Per tutto il racconto, Jacques, unico amico di Michel, lo rimprovera per il suo comportamento e le frasi irriguardose nei confronti della polizia.
Cerca di "riportarlo sulla retta via", di dargli dei numeri di persone a cui chiedere un lavoro e si innamora di Jeanne, povera ragazza abbandonata dalla famiglia nonché vicina di casa della madre di Michel. Non solo. Jacques va anche a trovare quest'ultima. L'anziana signora, gravemente malata, ormai moribonda, è stata infatti quasi abbandonata dal figlio che, forse troppo intento a pensare ai suoi libri, alla sua carriera, ai suoi esercizi di destrezza per allenare le dita, non la va mai a trovare ma si limita a farle avere dei soldi (dopo che, prima di diventare borseggiatore, gliene aveva addirittura sottratti). Insomma, Jacques e Michel sembrano diametralmente opposti e pare non esservi dubbio su chi dei due sia dalla parte della ragione e chi del torto.
Tuttavia, ecco che sul finire del film – dopo che Michel rientra dall'Inghilterra dove aveva passato due anni, "facendo colpi bellissimi" e poi scialaquando tutto - si viene a scoprire che Jeanne ha avuto una bambina da Jacques, il quale - forse per vendetta del fatto che Jeanne si rifiutava di sposarlo - se n'è andato improvvisamente, senza lasciare tracce di sé.
Michel decide di farsi carico di Jeanne e della bambina: si trova un lavoro, un lavoro vero, con tanto di divisa e busta paga e le cose sembrano anche funzionare. Senonchè, finirà per cedere di nuovo, dimostrando che la sua abilità e la sua filosofia erano in realtà degenerate in mania, ossessione, in un'incapacità di farne a meno della quale egli stesso – una volta dietro alle sbarre – si rende finalmente conto, pentendosi. Dunque, perchè vivere?, si chiede Michel. La risposta nell'abbraccio e nei baci finali attraverso le sbarre. Peccato, conclude Michel, che per capirlo abbia dovuto percorrere una strada così lunga.
Partito come teorico del ribaltamento delle prospettive da cui guardare il mondo, convinto del guadagno che una società avrebbe tratto nel permettere a certi uomini geniali di essere al di sopra della legge, tanto da discorrerne più volte anche con un ispettore di polizia che lo sospetta, Michel pare infine trovare la risposta al suo malessere in quella "normalità" che prima tanto evitava.



La regia di Bresson è come al solito asciutta e rigorosa, attentissima ai particolari, che rivestono – in questo come in altri lavori – un'importanza del tutto decisiva. Invece, a differenza che in altri film, come "Un condannato a morte è scappato", in cui era il fuori campo a parlare (con tutto quello che ne può guadagnare la suspence), qui le azioni principali – i borseggi – si svolgono tutte nel fuori vista, mentre tutt'attorno regna la normalità. A restituire la giusta importanza agli abili gesti dei pickpockets, si alternano alle visioni d'insieme i particolari: dita affusolate e sinuose, tasche di giacche, asole, giornali, borsette che si aprono.


Ispettore: "Caro signore, ma questo è il mondo al contrario"
Michel: "Visto che è già al contrario, questo rischia di rimetterlo a posto"

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