mercoledì 26 novembre 2008

Changeling - C. Eastwood (2008)


Come definire se non stupido il comportamento di una polizia che, ansiosa di donare tranquillità alla cittadinanza e soprattutto scrollarsi di dosso una pessima reputazione, riporta ad una donna, disperata per la scomparsa del suo unico figlio, un bambino diverso? Eppure l'ultimo film di Clint Eastwood è un dramma intenso e terribile, se al tragicomico sbaglio si aggiunge che i capi della polizia e gli incaricati dell'inchiesta decidono comunque di chiudere frettolosamente le indagini, negando fermamente l'errore e creando un muro attorno alla povera madre nel tentativo di farla passare per pazza ingrata, fino a farla rinchiudere in un manicomio.
Siamo a Los Angeles, nei mesi immediatamente precedenti al crollo delle borse del '29 e, in un'America tutta presa dal suo sogno economico, Christine è una bella ragazza madre (abbandonata dal proprio compagno, impaurito dalla responsabilità di un figlio) che deve conciliarsi fra la cura dell'adorato Walter ed il lavoro in un centralino di smistamento delle telefonate. Un giorno, rientrata a casa, scopre con orrore che il figlio non c'è. L'atteggiamento della LAPD (L.A. Police Departement) è immediatamente chiaro fin dalla prima telefonata, i pregiudizi sui "ragazzetti" che se ne vanno a bighellonare e sulle madri isteriche è subito evidente. Ma è dopo il ritrovamento del finto Walter che si scatena la barbarie in divisa e doppiopetto. Sbirri, capi della polizia, medici, politici, tutti concorrono a formare un cordone di (in)sicurezza intorno a Christine, fingendo di aiutarla ma in realtà facendola sprofondare sempre più in una follia indotta che non arriva alle estreme conseguenze dell'internamento perpetuo solo grazie all'aiuto di qualche singolo coraggioso ed a "fortunate" circostanze. E non sarà il poliziotto onesto che decide - forse più per "eccesso di schifo" verso i colleghi che per convinzione – di seguire una traccia diversa e riaprire l'indagine, né saranno i giudici severi verso i reali colpevoli di questa tragedia umana a farci cambiare opinione sulla drammaticità della condizione del singolo che, di fronte al potere, alla gerarchia, all'ordine costituito (come cantava De Andrè), rischia di trovarsi improvvisamente solo, spinto alla pazzia e poi rinchiuso, torturato, diviso dai propri cari per ragioni che, se nel film di Eastwood possono anche apparire insostenibili, lontane nel tempo, non riproponibili dovrebbero invece farci tutti riflettere per la loro attualità.
Quando, per motivi che oggi vanno per la maggiore (la sicurezza, la tutela del patrimonio, la difesa dell'ordine pubblico,...) si legittimano i detentori del potere (siano essi in doppiopetto o in divisa) ad usarlo a piacimento infischiandosene di cose (effettivamente fastidiose e di intralcio...) come i diritti umani e la giustizia uguale per tutti, ecco che il dramma descritto in questo Changeling (peraltro tratto da una storia vera ripescata negli archivi della LAPD) rischia di riproporsi quotidianamente dietro altre forme. E, ciò che è peggio, senza che si riesca ancora ad afferrare che dietro a tutti questi schermi di belle parole e nobili obiettivi, si nasconde generalmente sempre un solo scopo: la conservazione del potere nelle mani di chi ce l'ha. E non tutte le sentenze possono essere "riparatorie".
Film lungo ma mai noioso, bella fotografia chiaro-scuro, bravi gli attori, soprattutto un'ottima Angelina Jolie che riesce a mantenere il suo personaggio nei limiti senza strabordare (vista la storia, il rischio c'era). Eastwood affianca alle regole del cinema americano classico un paio di colpi ad effetto, "giocando" con il viso emaciato della Jolie, incorniciato da un luminosissimo rossetto.

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