venerdì 20 novembre 2009

A woman under the influence - J. Cassavetes (1974)

Litigi, crollo, dramma sfiorato e (forse) rinascita di una coppia piccolo-borghese degli anni '70 americani.
Mabel (G. Rowlands) e Nick Longhetti (P. Falk) hanno 3 figli e vivono in una grande casa, sempre frequentata da parenti, operai colleghi di lui, amici dei bambini. Ed è proprio in compagnia che la mente di Mabel comincia a dare i numeri. Lasciata spesso sola dal marito, costretto a turni di lavoro massacranti, l'insicura Mabel è sempre ossessionata, quando è assieme ad altri, dalla voglia di far star bene tutti, di far divertire. Ma i suoi modi esagerati non sono apprezzati da nessuno e la donna finisce col farsi una reputazione da matta, da malata. Solo Nick, pur con rudezza, la comprende e non smette mai di amarla, nonostante le stranezze della moglie comincino via via a farsi più gravi.
Le crisi di isterismo e le paranoie aumentano, Mabel è circondata dall'incomprensione e dal disprezzo, non riesce ad uscire dal dramma della sua "solitudine in mezzo alla gente".
Convinto da sua madre e dal medico di famiglia, Nick la fa rinchiudere in un ospedale psichiatrico.

Il giorno in cui Mabel torna a casa, dopo 6 mesi, Nick organizza una grande festa, invitando decine di amici, "perchè gli amici vanno sempre bene". Sua madre però lo convince a fare uscire tutti di casa, affinché ad accogliere la Mabel guarita siano solo i familiari stretti. Ma è ancora troppo. Inevitabilmente sotto pressione Mabel crolla, ha una nuova crisi, anche più grave delle precedenti. Chiede di restare sola con Nick, avrebbe voglia di fare l'amore con lui. I parenti se ne vanno, ma lei ormai pare irrimediabilmente persa.
In una drammatica scena conclusiva si sfiora la tragedia. Marito e moglie arrivano all'apice, Nick schiaffeggia Mabel, che aveva tentato di tagliarsi le vene con una lametta. Poi cerca di allontanare i bambini che invece, ostinatamente, scappano sempre dalla camera per andare dalla madre insanguinata, per starle vicino. Perchè, dopo sei mesi, vogliono che sia lei a metterli a letto e rimboccare loro le coperte. Mabel lo fa. E poi si chiude con Nick in una stanza. Lontani finalmente dal mondo, alla larga da quel telefono che continua a squillare. Salvi, per ora.

Candidato a 2 premi Oscar, certo avrebbe meritato quello per la migliore attrice, una G. Rowlands grandissima, superba. Cinema quasi d'improvvisazione, con la mdp sempre molto vicina ai volti tesi, a tratti sfigurati, dei protagonisti.

mercoledì 18 novembre 2009

Los Abrazos Rotos - P. Almodovar (2009)

Un regista di nome Mateo Blanco, dopo un gravissimo incidente d'auto in cui perde l'amante e l'uso degli occhi, si ricicla in scrittore, assume un altro nome (Harry Caine) e pare tutto sommato passarsela non troppo male finchè nella sua vita non (ri)compare - anch'egli nascosto dietro ad uno pseudonimo - il figlio di un uomo d'affari appena deceduto.
Il ragazzo, che si fa chiamare Ray-X, propone a Harry di scrivere a quattro mani la sceneggiatura di un film autobiografico che poi lui dirigerà. Harry, pur cieco, riconosce subito chi ha di fronte e, sconvolto, rifiuta.
Da qui, attraverso una serie di lunghissimi flash-back, si scopre la tragica storia di Mateo, che ora vive circondato dall'affetto della sua agente Judit, che se ne prende amorevolmente cura, assieme al figlio Diego.
Molti anni prima Mateo, durante le riprese di un film, si era innamorato follemente di Lena, aspirante attrice, nonché amante del ricco produttore del film stesso, Ernesto Martel, il padre di Ray-X. L'amore tra i due si riempie subito di passione e per la donna la convivenza con Ernesto diventa insoportabile. Dal canto suo, il vecchio fa spiare con una videocamera la donna dal figlio (omosessuale, succube del padre) e, grazie al formidabile aiuto di una "lettrice di labbra", riesce a capire dalle riprese del giovane Ray-X quello che sta succedendo. Quando si rende conto che la bella Lena in realtà prova ribrezzo per lui e lo tradisce col regista, si fa pericoloso, fino a scaraventarla giù dalle scale di casa e romperle una gamba.
Portate a termine comunque le riprese del film, Lena e Mateo scappano a Lanzarote, dove il regista si nasconde dietro il falso nome di Harry Caine.
Intanto, incapace di accettare l'abbandono, Ernesto Martel, con la collaborazione retribuita di Judit (gelosa di Mateo) e del montatore, rovina il film, scegliendo le scene peggiori e decretando in questo modo il colossale fallimento della pellicola. Rintracciati i due amanti, poi, Ernesto invia il figlio a Lanzarote.
Nel frattempo, appreso del flop del film (ma ignaro dei motivi che ne sono alla base), Mateo decide di rientrare a Madrid. Lungo la strada, un gravissimo incidente uccide Lena e causa la cecità di Mateo. Anzi, di Harry, perchè da quando si risveglia in ospedale il regista "uccide" Mateo e si trasforma nel suo pseudonimo.
Dopo molti anni, la ricomparsa di Ray-X (deciso a riappropriarsi della propria vita dopo la morte del padre) porterà a galla tutte le verità. Sul film, la morte di Lena e tanto altro.

Intricato come una telenovela, pieno di (troppi) "colpi di scena" - più aspiranti tali che altro - Los Abrazos Rotos lascia l'impressione di un Almodovar decisamente giù di tono. E se la regia conserva ancora spunti tutto sommato interessanti (bellissime le riprese di Lanzarote, interessante la scelta di alcune inquadrature), ciò che lascia perplessi è la scrittura. Non tanto per una storia arzigogolata (normale per Almodovar), quanto per le soluzioni che sono svelate sempre nel modo più semplice (flash-back, confessione, spiegazioni non richieste...) e per un senso generale di pesantezza e déjà-vu che non appartiene al regista spagnolo, maestro nello sdrammatizzare e nel sorprendere. Nel commuovere, sì, ma non per compassione, casomai per empatia, strappando sorrisi. Qui invece, i dialoghi brillanti possono forse essere ridotti a due: Mateo ed il figlio di Judit che abbozzano un'esilarante storia di vampiri e la scena finale, che è in realtà un pezzo del film che Mateo aveva diretto e che era stato originariamente stravolto e rovinato. Per il resto Los abrazos rotos stanca, appare forzato, a tratti annoia.

domenica 1 novembre 2009

The magnificent Ambersons - O. Welles (1942)

Nel Sud degli Stati Uniti, a cavallo fraXIX e XX secolo una ricca e potente famiglia - gli Amberson appunto - vive in un castello circondata dall'invidia e dall'odio di tutti i compaesani. Il piccolo George, particolarmente, racchiude nei suoi comportamenti spocchiosi tutta l'arroganza e la mania di grandezza della famiglia.

Di ritorno in città dopo alcuni anni di collegio, George conosce Lucy e se ne innamora. Lucy è figlia di un abile industriale (fra gli inventori dell'automobile) di nome Eugene, che da giovane era il fidanzato della madre di George, Isabel, dalla quale aveva dovuto allontanarsi per futili motivi legati alla rigida etichetta della famiglia Amberson.
Dopo la morte del padre di George - che Isabel aveva dovuto sposare pur amando Eugene - quest'ultimo riprende a fare la corte alla sua vecchia fiamma. Appresa la novità dalla zia Fanny (anch'essa segretamente - e dolorosamente perchè invano - innamorata di Eugene), George va su tutte le furie, in quanto questo amore - e soprattutto il fatto che in città se ne chiacchieri molto - intacca pesantemente, a suo dire, la reputazione della famiglia.
Disposto anche a rovinare il suo rapporto d'amore con Lucy pur di tutelare l'onorabilità degli Amberson, che gli era del resto stata inculcata fin da piccolo, George offende l'amante della madre (nonché quasi-suocero) Eugene, scacciandolo di casa in malo modo. Quindi, madre e figlio partono per un viaggio di alcuni anni in giro per il mondo.
Al loro rientro, dettato soprattutto dalle cattive condizioni di salute di Isabel, la famiglia è allo sfascio, senza un soldo per via di alcuni cattivi investimenti. In un ultimo ottuso gesto di disprezzo, gli Amberson negano a Eugene la possibilità di vedere Isabel prima che muoia.
Rimasto solo con la zia Fanny, senza un soldo, George - che non aveva mai voluto lavorare in vita sua - cerca di farsi assumere come operaio di bassissimo livello pur di guadagnare un pò di denaro. Investito da un'automobile, viene ricoverato in ospedale.
Lì dentro, dopo tutti questi sconvolgimenti di vita, finirà probabilmente per rendersi conto di molte cose e chiederà il perdono di Eugene, che prenderà il giovane sotto la sua protezione come ultimo atto di amore verso Isabel.

Tratto dal libro The Magnificent Ambersons (Booth Tarkington), il secondo lavoro di Welles dopo Citizen Kane è l'affresco di una nobile famiglia presa in contropiede dal passaggio da una società statica e quasi immutabile ad una molto più industrializzata e dinamica, incapace di adattarvisi e quindi inesorabilmente destinata a scomparire.
L'invenzione dell'automobile - di cui Eugene, vero personaggio positivo del film, è un capostipite - ne rappresenta un pò la metafora. Ed illuminante a questo proposito è una discussione a tavola fra George e lo stesso Eugene, secondo cui non è dato sapersi se l'auto migliorerà il mondo, ma certo lo rivoluzionerà profondamente, fin nel modo di pensare. Chi si ferma è perduto, sembra dirci Welles. Chi cerca di resistere ai cambiamenti finirà per essere travolto.


Scenografia incredibilmente ricca e curata: il castello degli Amberson spaventa ed inquieta.
Largo uso del piano sequenza. Titoli di coda letti dallo stesso Welles, voce narrante dell'intera storia.

Il film fu mutilato dalla casa di produzione dopo le critiche negative ricevute in occasione delle prime proiezioni di prova. Pare soprattutto che il finale piuttosto consolatorio sia un ribaltamento dell'originale, molto più pessimista.