sabato 24 maggio 2008

Sous les bombes - P. Aractingi (2007)

Una donna disperata si aggira per Beirut, alla ricerca di qualcuno che la accompagni nel Sud del Libano, alla ricerca del figlio. Lei stessa, emigrata in precedenza all'estero con la famiglia, aveva momentaneamente rimandato il bambino dalla sorella per allontanarlo dalla crisi matrimoniale e dall'imminente separazione.
Un povero tassista, che sogna solo di emigrare in Germania, complessato per un fratello combattente nell'esercito israeliano, si offre di accompagnarla, pur fra mille insidie, in cambio di parecchi soldi.
Strada facendo, tra disperazioni crescenti, buchi nell'acqua, continui cambi di percorso e speranze, se ne innamora e decide di starle vicino fino alla fine.

Modesto (ma delicato, nel suo non esporre in primo piano violenze e sangue) esercizio di stile, ambientato in un Libano devastato e sventrato dalla guerra con Israele dell'estate 2006.
Siamo fra il documentaristico e la finzione. Ed è decisamente il primo a convincere di più. Intense ed ovviamente drammatiche sono le scene "sotto le bombe" israeliane, le immagini delle macerie – materiali e spirituali – che si lascia dietro una guerra, le famiglie distrutte, o quando va bene divise, i collegamenti interrotti, il paese allo sbando, i carri armati dei "pacificatori" stranieri.
Poco scorrevole appare invece la storia che dovrebbe "giustificare" il viaggio di un uomo e di una donna per l'inferno libanese. Sopra le righe i dialoghi, forzati e tesi a commuovere lo spettatore, a fargli sposare una tesi - quella dell'empatia con i due protagonisti positivi - tutto sommato banale.

C'era materiale per un lavoro di indagine ed approfondimento della crisi del Libano, paese strategico. costantemente sull'orlo di una guerra civile, litigato fra opposte e violente forze straniere (fra le quali gli influenti Stati della regione e, manco a dirlo, gli U.S.A.) e smembrato nelle divisioni interne, acuite dalla miseria.
Ciò che emerge è invece un falso documentario che con le macerie e le bombe sembra a tratti giocare ad aumentare educatamente la tensione di una vicenda privata di per sé già terribile.

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