
Mabel (G. Rowlands) e Nick Longhetti (P. Falk) hanno 3 figli e vivono in una grande casa, sempre frequentata da parenti, operai colleghi di lui, amici dei bambini. Ed è proprio in compagnia che la mente di Mabel comincia a dare i numeri. Lasciata spesso sola dal marito, costretto a turni di lavoro massacranti, l'insicura Mabel è sempre ossessionata, quando è assieme ad altri, dalla voglia di far star bene tutti, di far divertire. Ma i suoi modi esagerati non sono apprezzati da nessuno e la donna finisce col farsi una reputazione da matta, da malata. Solo Nick, pur con rudezza, la comprende e non smette mai di amarla, nonostante le stranezze della moglie comincino via via a farsi più gravi.

Le crisi di isterismo e le paranoie aumentano, Mabel è circondata dall'incomprensione e dal disprezzo, non riesce ad uscire dal dramma della sua "solitudine in mezzo alla gente".
Convinto da sua madre e dal medico di famiglia, Nick la fa rinchiudere in un ospedale psichiatrico.

Il giorno in cui Mabel torna a casa, dopo 6 mesi, Nick organizza una grande festa, invitando decine di amici, "perchè gli amici vanno sempre bene". Sua madre però lo convince a fare uscire tutti di casa, affinché ad accogliere la Mabel guarita siano solo i familiari stretti. Ma è ancora troppo. Inevitabilmente sotto pressione Mabel crolla, ha una nuova crisi, anche più grave delle precedenti. Chiede di restare sola con Nick, avrebbe voglia di fare l'amore con lui. I parenti se ne vanno, ma lei ormai pare irrimediabilmente persa.
In una drammatica scena conclusiva si sfiora la tragedia. Marito e moglie arrivano all'apice, Nick schiaffeggia Mabel, che aveva tentato di tagliarsi le vene con una lametta. Poi cerca di allo

Candidato a 2 premi Oscar, certo avrebbe meritato quello per la migliore attrice, una G. Rowlands grandissima, superba. Cinema quasi d'improvvisazione, con la mdp sempre molto vicina ai volti tesi, a tratti sfigurati, dei protagonisti.