
Particolarmente votata al tradimento, e vittima di un profondo turbamento interiore - del quale l'ebete (ma in fin dei conti anche buon) marito non si accorgerà m

Raggiunto (quasi in apertura) il massimo della disperazione all'interno di un nebuloso ristorante (Le Trou) in compagnia di sconosciuti tutti piuttosto folli, sottolineato questo momento con un movimento di mdp quasi ad investire e schiacciare il volto di Betty in lacrime, la storia procede su un doppio binario. Il piano temporale del presente ci descrive la tormentata risalita di Betty (sottolineata da carrellate avanti e indietro, panoramiche a dx e sx,...), mentre i flash-back ci riportano indietro, alle cause del suo turbamento, portando lo spettatore quasi a braccetto (passato e presente) verso l'atroce finale.

Tratto da un romanzo di Simenon, Betty è l'ennesimo lavoro di Chabrol che descrive in luce perlomeno inquietante il mondo femminile. Come in Les Biches, come in La femme infidèle, l'uomo è, se non lasciato in secondo piano, comunque rappresentato e fatto agire in funzione di ciò che Chabrol vuole evidenziare della donna, cioè a dire tratti come la complessità, la tendenza all'auto-distruzione, la rivalità e la competizione tra donne, un'idea del sesso come auto-punizione, ma al tempo stesso come mezzo per raggiungere dei fini. Un'immagine nel complesso molto problematica, per non dire piuttosto desolante che, per fortuna, Chabrol si limita come suo solito a descrivere, indagare, ma senza mai affibbiare giudizi moralistici, nè sottolineare ed enfatizzare ciò che piano piano viene a comporre la storia e la caratura dei personaggi. Anzi, i dialoghi, le espressioni e gli ambienti di "Betty" sono sempre sotto tono, quasi asettici, in certi casi - si pensi al ristorante Le Trou e

Quello della sostituzione è anch'esso un tema ricorrente di Chabrol (si pensi, ancora, a Les Biches): in questo caso, la personalità disturbata di Betty viene fatta derivare da una scena di violenza sessuale a cui aveva assistito da adolescente.

In un mondo che, da sempre, si basa sulla costruzione e la perpetuazione di rapporti ineguali di forza e di potere, sulla divisione fra chi subisce e chi perpetra violenza, per la sofferenza di molti ed il piacere di pochi, ci dice Chabrol, tertium non datur: la "mano invisibile" della sorte viene a portare un pò, non già di giustizia, bensì di vendetta. Un rischio, quello della vendetta, che, aggiungendo un pò di "pepe" all'insieme, non ne scalfisce minimamente le fondamenta. Ingiustizia, prevaricazione, cattiveria e cinismo (ben rappresentato dalla metafora dei pesci morti nell'acquario) possono continuare a modellare le nostre società. Solo, ogni tanto, chi è abituato a subire, può afferrare l'opportunità di passare dall'altra parte della barricata.